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Leonardo Da Vinci a Pavia: le tracce del genio in città

Nel 1490 Leonardo da Vinci soggiornò a Pavia, per poi tornarvi ripetutamente negli anni successivi fino al 1513. Il legame tra Pavia e Leonardo fu breve ma intenso, e attestato in diversi momenti e per diverse ragioni.

La presenza del genio nella città lombarda può essere sintetizzata nei temi essenziali che sanciscono questo rapporto e le conseguenze che esso ebbe sull’arte del maestro: le riflessioni di Leonardo sull’architettura, sull’anatomia umana, sulla matematica e sul rapporto con le antichità.

LEONARDO E IL DUOMO DI PAVIA

Prima occasione di coinvolgimento di Leonardo a Pavia fu la discussione intorno al modello ligneo del Duomo, il cui avvio dei lavori era iniziato nel giugno del 1488 con la posa della prima pietra.

Una lettera di Ludovico il Moro, datata 8 giugno 1490 e indirizzata a Bartolomeo Calco, documenta la chiamata di Francesco di Giorgio Martini, di Antonio Amadeo e di Leonardo a prestare consulenza al grande progetto. ”Franciscum Senensem et Leonardum Florentinum ingeniarios” alloggiarono in data 21 giugno 1490 all’osteria ad signum Saracini.

Ma forse già un soggiorno precedente, all’altezza del 1487-1488, poteva aver spinto Leonardo a tracciare gli schizzi in relazione colDuomo pavese che figurano ad esempio nel Manoscritto B, dove compaiono anche ricordi alla perduta chiesa di Santa Maria alle Pertiche.

Anche nel Codice Atlantico conservato presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano figurano studi sul Duomo pavese e anche nel foglio 611a recto Leonardo si dimostra strettamente legato a Pavia: elencando una serie di propositi che mettono in relazione personaggi come Fazio Cardano e Mariani, Leonardo esprime il desiderio di procurarsi un libro di matematica nella biblioteca di corte.

STUDI ANATOMICI A PAVIA

I contatti tra Leonardo e lo studium pavese dovettero originarsi già negli anni Novanta, ma si concretizzarono nel 1510-1511, quando Marcantonio Della Torre è Professore di Studi Anatomici. Come attesta Vasari, «Leonardo attese di poi, ma con maggior cura, all’anatomia degli uomini; aiutato, e scambievolmente aiutando in questo messer Marcantonio Della Torre».

Gli studi anatomici, ora nelle collezioni reali di Windsor, avrebbero dovuto comporre un trattato di anatomia lasciato incompiuto.

LA STATUA DEL REGISOLE

Tra le attrazioni che la città esercitò sulla mente del genio leonardesco sta anche la statua del Regisole: il foglio 399 recto del Codice Atlantico riporta le parole di Leonardo sulla statua, ‘cosa antica’ che attirò la sua attenzione e lo stimolò nell’elaborazione del monumento equestre per il Moro, e sulla necessità di imitare le cose antiche.

L’IPOTESI: MONNA LISA AL CASTELLO VISCONTEO

La studiosa tedesca Maike Vogt-Luerssen ha documentato una serie di rivelazioni in grado di rimettere in discussione l’esatta identificazione della misteriosa donna ritratta nella MonnaLisa. Secondo la storica tedesca la donna dipinta nel veneratissimo quadro sarebbe Isabella d’Aragona, duchessa di Milano, figlia di Alfonso II e di Ippolita Maria Sforza.

Isabella d’Aragona visse a Pavia dal 1488 al 1497; lo comproverebbero i simboli della casata, ben visibili sull’abito. Leonardo potrebbe aver dipinto il ritratto ufficiale della duchessa proprio al Castello Visconteo, tra colonne solo abbozzate nell’incompiuto quadro al Louvre ma ben visibili, ad esempio, nella Vernon Gioconda (è negli Stati Uniti) e nell’Isleworth Mona Lisa (è in Svizzera).

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