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Dimesso il Paziente 1: ”Il San Matteo di Pavia mi ha fatto tornare a vivere”

Era arrivato al Policlinico San Matteo di Pavia, nella notte tra il 21 e il 22 febbraio 2020, prelevato Reparto di Rianimazione di Codogno: oggi il 37enne, ribattezzato dalla stampa come il ‘paziente 1, è stato dimesso e può tornare dalla sua famiglia e alla sua vita di tutti i giorni.

Le sue condizioni, all’arrivo al San Matteo, ‘erano gravissime‘ come ha sottolineato spesso Francesco Mojoli, responsabile della Terapia Intensiva, che lo ha seguito nei 18 giorni di ricovero presso la terapia intensiva: “lo abbiamo stabilizzato ed è rimasto per diverso tempo in condizioni critiche. Fortunatamente, come ci si aspettava da una persona giovane, che non aveva comorbidità e anche in forma, a un certo punto ha iniziato a migliorare”.

Era il 9 marzo 2020 e il giovane 37enne veniva de-connesso dal ventilatore e trasferito in terapia sub intensiva dove ha ricominciato, poco alla volta, a respirare autonomamente.

Ora sta bene – dichiarava Raffaele Bruno, direttore delle Malattie Infettive che lo ha seguito nella seconda parte del ricovero – lo conferma l’esito negativo dei tamponi a cui è stato sottoposto in questi giorni. A casa potrà condurre una vita normale, come quella di tutti noi, perché è da considerarsi guarito a tutti gli effetti”. ”Guarire lui, dal punto di vista umano, in un mese mi ha insegnato che la normalità è un privilegio” ha concluso Bruno.

Il paziente 1, oggi 23 marzo 2020, ha voluto raccontare quanto gli è capitato:

E’ difficile dopo questa esperienza fare un racconto di quello che mi è successo.
Ricordo il ricovero in ospedale a Codogno, mi hanno raccontato che per 18 giorni sono stato in terapia intensiva per poi essere trasferito nel reparto di malattie infettive dove ho ricominciato ad avere un contatto con il mondo reale e a fare la cosa più semplice e bella che è respirare.

Da questa mia esperienza le persone devono capire che è fondamentale stare in casa, la prevenzione è indispensabile per non diffondere l’infezione. Questo può significare anche allontanarsi dai propri cari e dagli amici perché non sappiamo chi può essere contagioso. Io sono stato molto fortunato perché ho potuto essere curato, ora potrebbero non esserci medici personale e mezzi per salvarti la vita. Da questa malattia si può guarire.

Io devo dire grazie al Prof. Bruno, ai rianimatori e a tutto il personale dell’Ospedale di Pavia e Codogno che con la loro professionalità mi hanno permesso di tornare a vivere. Ora chiedo per favore a tutti i media di rispettare la privacy mia e quella della mia famiglia perché vorremmo proprio, piano piano dimenticare questa brutta esperienza e tornare alla nostra normalità”.

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