Vai al contenuto

Muto dell’accia al collo: la via che prende il nome da una leggenda

In Corso Cavour sulla destra c’è una vietta che ha un nome alquanto insolito: Via del muto dell’accia al collo.

Passeggiando per Corso Cavour, in direzione Piazza della Minerva, sulla destra, si incontra una via dal nome  bizzarro. Da dove ha origine il nome del muto dell’accia al collo? Di che muto si tratta?
Vi raccontiamo una strana leggenda.

La via è intitolata a una statua celebrativa del I secolo d. C. raffigurante un uomo avvolto in una toga, di cui un lembo forma un panneggio sul petto simile a una matassa (accia). La statua fu fatta inserire da Teodorico all’interno di Porta Marica, l’ingresso occidentale della città. Qui vi stette a lungo e nel Trecento agli occhi del cronista pavese Opicino de Canistris tale statua, di cui si era ormai persa l’antica origine classica, appariva come una personificazione della Giustizia.

L’immaginazione dei pavesi però ha fatto fiorire una leggenda sull’amore tra un pescatore e una fanciulla.

C’era una volta un giovane pescatore che possedeva una rete magica, donatagli dal padre, che era in grado di pietrificare i pesci del Ticino. Ogni notte, per evitare di essere visto e il suo segreto scoperto, si recava sulle rive del Ticino e usciva con la sua barca a pescare, rientrando poi sempre a casa con un ricco bottino.

Un giorno il giovane incontrò sulle rive del fiume la bella figlia di un Centurione romano e se ne innamorò immediatamente. Il loro amore era però ostacolato dalla perfida matrigna della fanciulla. I due giovani erano quindi costretti a vedersi di nascosto la sera sulla riva del fiume.

La donna malvagia però una sera, travestita da uomo con la toga del marito, seguì la ragazza e scopri i due giovani. La fanciulla, riconoscendo la toga del padre, urlò mentre il ragazzo buttò sulla matrigna la sua magica rete pietrificandola.

La donna, trasformata in statua, rotolò nel fiume e i due giovani fuggirono. Il Ticino, che la leggenda narra essere il padre del giovane pescatore, nascose tra le sue acque la statua e ne cancellò per sempre le sembianze tanto che quando, secoli dopo, venne ripescata, venne nominata “ il muto dall’accia al collo”.